Vicini alla terra. Storie di animali e di uomini che non li dimenticano quando tutto trema, Silvia Ballestra
Giunti Editore, collana: Scrittori Giunti, 2017, ISBN: 978-8809850548
Vicini alla terra non è un romanzo, ma piuttosto un documento in cui Silvia Ballestra, scrittrice di origine marchigiana e legata ai luoghi del centro Italia colpiti dal terremoto, ha voluto raccontare il sisma e i suoi effetti disastrosi, insieme a storie di aiuti e soccorsi, seguendo le vicende degli animali abitanti di quei luoghi, domestici e non.
Questo il suo contributo:
TUTTI I DIRITTI D’AUTORE DI QUESTO LIBRO SARANNO
DESTINATI SOTTO FORMA DI MATERIALE DIDATTICO
ALLE SCUOLE DEI CENTRI COLPITI DAL TERREMOTO.
Nella descrizione poetica della natura amena e bellissima dei luoghi che per secoli sono stati teatro del passaggio di frati e suore, tra cui figure di santi come Benedetto e sua sorella Scolastica, spicca l’evocazione di S. Francesco, fraticello povero che amava accompagnarsi e perfino discorrere con le bestie. Da qui l’intesa storica tra gli animali e gli abitanti di quei boschi e contrade.
In seguito alle forti scosse del 24 agosto sono morte quasi 300 persone e con quelle del 30 ottobre, senza morti questa volta, sono stati messi fuori uso moltissimi paesini all’incrocio tra Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio. Quello che rimane di molti luoghi sono crolli, crepe, sassi, pietre, resti di case pericolanti e tanta desolazione. Paesi interi evacuati dove però qualcuno è rimasto: sono gatti e cani che hanno perso i loro padroni o abbandonati o randagi da sempre e che rimangono anche se non c’è più nessuno. Poi ci sono gli animali da cortile: galline, pecore, mucche, cavalli, asini e maiali, e infine gli animali selvatici che si inoltrano ormai senza timori nei paesi abbandonati dall’uomo.
In mezzo al caos dei giorni concitati del terremoto c’è stato chi non si è dimenticato degli ultimi, gli animali, che con gli umani condividono gioie e dolori, anch’essi spaventati, disorientati, feriti, intrappolati o nascosti dentro le case rimaste in piedi o seppelliti nelle macerie.
Qui entrano in scena gli eroi di questo libro: i volontari dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) che con veterinari, guardie zoofile e soccorritori improvvisati e appassionati provenienti da tutta Italia hanno soccorso curato e salvato migliaia (Ballestra fornisce le cifre precise) di bestiole, restituendole, quando possibile, ai loro “umani”.
Storie che hanno dell’incredibile come il salvataggio del gatto Pietro, ritrovato miracolosamente vivo dopo 15 giorni sotto le macerie e poi finito niente meno che al cospetto del suo omonimo Pietro (Grasso), primo gatto al Senato! Storie iniziate male ma finite bene come quella di Mariolino, cane di un cacciatore che di lui non si curava, maltrattato e denutrito al limite della sopravvivenza, accolto e rifocillato dai volontari ENPA:
parte con un cappottino addosso, va in una famiglia con figli abbastanza grandi che sapranno aiutarlo a guarire dalla paura e dai traumi. Buona vita, Mariolino.
La storia del cane “Giobbe e le sue sorelle” potrebbe trarre in inganno: le sue sorelle infatti sono le monache di clausura di un ordine evangelico radicale. Anch’esse hanno dovuto lasciare il convento pericolante e nel raccontarlo Ballestra ci fa scappare un sorriso:
… sei Vigili del Fuoco… portano a braccia la più anziana e la più piccola di tutte: non ce la fa a correre sui sassi e loro sei grandi e grossi si sono buttati, come un sol uomo, a prenderla per aiutarla a scappare. In tanto slancio, la suora nanetta quasi se ne vola via.
L’indomani:
la badessa con il caschetto blu ben calcato sul velo apre la fila, subito dietro arriva un pompiere con un meticcio bianco e marrone fra le braccia. È Giobbe che è stato recuperato: passa il controllo veterinario e via […] verso un convento di Trevi.
Ci sono ahinoi anche storie di animali che non sono sopravvissuti, troppo tristi da citare, soprattutto se per causa di maltrattamenti e abbandoni. O quella di:
una coppia di novantenni [che] arriva alla tenda dell’Enpa per dare in affido il cane Billy. Loro due vecchierelli si trasferiscono a Roma e non possono portarselo dietro. La separazione è dura. […] Deve essere un gran dispiacere per la coppia di Norcia lasciare Billy: per fortuna c’è chi è lì per aiutarli.
Poi la storia di un caparbio allevatore di maiali che si è fatto in quattro, ma riuscendoci, per procurare dei ripari per l’inverno alle sue bestie (anche se poi destinate a diventare salami e prosciutti… ) e quella di Andrea, volontario ENPA per 4 intensi giorni in cui con la sua moto ha effettuato un impeccabile “servizio galline”, arrivando fino ai borghi più irraggiungibili con il mangime per quello che ha definito l’animale “totemico” del luogo.
Queste e tante altre storie ancora troverete in questo libro, dove vite di persone si intersecano con quelle di animali e luoghi, come è naturale che sia, anche nei disastri naturali.
Attraverso le storie degli animali terremotati, Silvia Ballestra racconta il prima e il dopo, il dispiacere della perdita, al di là delle vittime, di monumenti antichi e pieni di storia, monasteri centenari che trasudavano un passato denso e vivo fino a oggi. Un sentimento di desolazione per ciò che è andato distrutto, insieme ai ricordi e ai miti, come le leggende sulle Sibille, che hanno dato il nome ai monti Sibillini, che arrivano fino a noi dal Medioevo e prima, tramandate dai contadini, e che a volte sono fate, a volte regine, streghe, giovani fanciulle danzanti, vecchie sagge. Il pensiero va ai paesini completamenti distrutti come Castelluccio, alla piazza di Norcia e alle sue bianche mura, ai borghi antichi “remoti e fieri” abbarbicati sui monti e che ora sono vuoti e da ricostruire. Il pensiero va alla resistenza dei loro abitanti che tanto vorrebbero poter tornare e, considerata l’indole tenace di cui sono fatti, è ben possibile che ci riescano, con l’aiuto e la presenza rassicurante e incoraggiante dei cari amici animali.
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