Solo con un cane, Beatrice Masini
Fanucci, Collana: Tweens, 2011, EAN: 9788834717868

Solo con un cane non vuol dire che sono solo. Sono con un cane, quindi no che non sono solo. E comunque non è un cane e basta. È il mio cane.

Miro è un bambino. Miro ha un cane di nome Tito. Solo con un cane racconta la storia di un’amicizia. L’amicizia fra Miro e Tito. E fin qui, niente di nuovo. Un libro per bambini come tanti. Se non fosse che Solo come un cane è molto più di questo. È il racconto di un viaggio, soprattutto interiore, che tutti abbiamo compiuto (o avremmo dovuto compiere) nel passaggio verso l’età adulta. Il libro si apre con un prologo toccante, ma non sentimentale, che contestualizza subito lo svolgersi della narrazione. Ci troviamo in un Reame e, come sudditi, siamo sottoposti alla legge del Re, il quale ha deciso di bandire il simbolo stesso del Regno: il gelsomino. Senza spiegazioni, senza appello. Sradicato da muri e giardini, rimosso da ricami e disegni, stendardi e tazze da tè. Nessuna sposa avrebbe più indossato quei fiori il giorno delle nozze, né li avrebbe portati ricamati sul velo. Nessuno avrebbe più sentito in tutto il Regno il delicato profumo dei gelsomini.

 

Solo con un cane - Fanucci - Masini

I fiori non strillano quando muoiono; non piangono; non hanno voce. O almeno nessuno la sentì.

Solo nei cuori delle persone era rimasta memoria del gelsomino. Fiore che nessuno aveva osato difendere, morte sulla quale nessuno, se non nel privato delle conoscenze più fidate, aveva osato porre delle domande.

Cos’altro può succedere quando un Re decide di mandare a morte un fiore?

La risposta a questa domanda non tarda ad arrivare. Il tempo è passato e il Re emana un nuovo editto, stavolta ben più crudele, che prevede che i cani di tutte le razze, taglie ed età siano banditi dal Regno con ogni mezzo possibile.

«Può succedere qualunque cosa» ha detto.
«Gliel’abbiamo lasciato fare» ha detto la mamma.
«Sì» ha detto il papà. «È colpa nostra.»
«Anche un fiore è una cosa viva. Solo che non urla.» ha detto il papà.

In seguito all’emanazione di quest’ulteriore crudele decreto, poco resta da fare se non trovare il modo di sfuggirvi. Ed è proprio la fuga, la strada scelta da Miro e dalla sua famiglia per salvare la vita dell’adorato cagnolino Tito.

«Noi non siamo pronti. Non ancora. È successo tutto troppo in fretta. Noi ti raggiungeremo. Ma tu devi andare da solo.»
Da solo.
Solo con un cane.

Miro sarà costretto dagli eventi a partire senza la sua famiglia, solo, con il piccolo Tito addormentato nello zaino, verso la libertà, il futuro, l’ignoto. A guidarlo solo una mappa disegnata dalla madre e la promessa di un veloce ricongiungimento con i suoi genitori, che sarebbero partiti il prima possibile per riunirsi a lui.

Ma il tragitto si presenta quasi subito irto di ostacoli e prove da superare; la strada verso la libertà si dimostra impegnativa e ci spinge alla riflessione su come ogni scelta, ogni crescita, sia sempre parte di un processo critico che forma il carattere. Nella seconda delle tre parti di cui è composto il libro, Miro si trova a confrontarsi con la Paura, la Fame, la Sete, il Pericolo, il Sospetto. La personificazione delle emozioni più profonde lo forgerà. Sarà con l’aiuto della Memoria e del Riposo che riuscirà a continuare il viaggio. I ricordi lo conforteranno e l’amicizia di Tito lo salverà.

«Si può sempre scegliere. Il certo contro l’incerto. La pace contro la furia. La tranquillità contro me. Potevi restartene a casa tua, con i tuoi genitori.»
«E senza un cane» ho detto io.

Ma è solo decidendo di seguire il piccolo Tito e la fiducia che nutre per lui, che potrà scegliere, come una novella Alice, di tuffarsi verso l’ignoto, percorrere la caverna oscura, verso la Speranza.

Perché fare la cosa giusta è sempre difficile. Crescere è difficile. Il coraggio, il sacrificio, l’eroismo sono difficili.
Questo libro ci porta a domandarci quale sia il limite di sopportazione dell’ingiustizia; dove sia collocato il confine fra ciò che è accettabile, sopportabile, e ciò che non può essere tollerato. Ma lo fa senza mai forzarci verso l’accettazione di una morale, conducendo una riflessione su più livelli interpretativi alla ricerca del senso stesso di giustizia.
Solo con un cane è una storia che si presta ad essere letta come una fiaba per i più piccoli, come un romanzo di formazione per i grandi, come ammonimento per gli adulti.

Quali sono i valori che trasmettiamo ogni giorno con le nostre scelte? Siamo diventati le persone che volevamo essere da bambini? Abbiamo il coraggio delle nostre convinzioni?

Con un linguaggio semplice e una prosa chiara, Beatrice Masini ci racconta il valore dell’amicizia e dei ricordi, con una punta di nostalgia dell’infanzia che non è mai fine a se stessa, ma diventa un ponte verso un presente di scelte da compiere.

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