Il filibustiere, Joseph Conrad
Nutrimenti, collana: Nautilus, luglio 2016, a cura di Alberto Cavanna, ISBN: 978-8865944691
È un vecchio arcigno, duro, impavido. Nessun accadimento lo sfiora, la tragedia ne intacca solamente la superficie, ma non arriva nel fondo. Abbronzato, rugoso, di pochissime, rade parole.
È Il filibustiere di Joseph Conrad, l’ultimo romanzo del celebre autore britannico tradotto da Alberto Cavanna e pubblicato da Nutrimenti Mare.
Il protagonista Payroll è un navigante consumato, ormai desideroso di trovare un lembo di terra in cui gettare radici. Gli anni sulle navi hanno pesantemente condizionato la sua esistenza, ora il suo tornaconto personale è al centro di tutto, si muove in modo calcolato, senza mai lasciarsi andare a sentimenti e sfumature. Già dalle prime pagine del romanzo, però, si esplicitano delle crepe. In Payroll emerge chiaro e sofferente il ricordo della madre morta. Nulla come quella paura l’ha segnato e quotidianamente lo domina. Quel frammento, così crudo e violento, è la chiave che lo costringe a cercare un nuovo altrove. Quel “mucchio di ossa” lo affatica e lo tormenta. Decide di abbandonare la vita sul mare per insediarsi in una fattoria a contatto con due donne. Con una di queste, Arlette, intreccia un rapporto di reciproca affezione. Sullo sfondo la Francia al termine del trauma della Rivoluzione Francese.
Qui si esasperano i tratti tipici dell’universo di Conrad, Payroll è rotto, al termine della propria vita, ma ancora tenacemente irrisolto. Le traversate in nave, il buio dei fondali marini hanno acuito il suo smarrimento e intensificato le sue barriere protettive nei confronti del mondo. Osserva ogni cosa con piglio amaro, senza concedersi sfumature di tenerezza.
Dalle distese di sale al vuoto dell’anima, dalle grida di un marinaio inesorabilmente stanco e invecchiato alla strenua e inappagata ricerca del proprio posto nel mondo. Un romanzo testimonianza che ci racconta molto dell’autore, ormai giunto al termine della sua parabola creativa. Il filibustiere è un duro monito, un tassello in più per chi non tende solamente alla meta, ma crede che il percorso sia il nucleo più importante del viaggio.
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