Una guida essenziale semiseria per il visitatore inesperto
Ogni anno mi ripropongo di mettere per iscritto qualche consiglio pratico per chi si appresti a partecipare alla Bologna Children’s Book Fair (BCBF). Come sanno tutti gli addetti ai lavori, la BCBF non è solo una fiera, è un campo di battaglia per illustratori, editor, editori, agenti e autori che condensano in questi quattro giorni molto dello scouting e della ricerca internazionale di tutto l’anno. Affamati di occasioni e attrezzati per la compravendita internazionale di diritti, molti dei professionisti dell’editoria dell’infanzia vivono queste giornate come gladiatori. Ma adesso non è il loro il punto di vista che ci interessa.
Quella che segue vuole essere una guida di sopravvivenza per il semplice visitatore. E, in fondo, non lo siamo tutti? Perciò non troverai qui suggerimenti su come contattare un editore o su quale sia la strategia migliore per rendere la tua portfolio review indimenticabile. No. Per questo esistono articoli, siti, libri e addirittura interi manuali che sapranno indicarti nello specifico come muoverti in fiera a seconda del tuo obiettivo e della categoria professionale a cui appartieni. Ma se, banalmente, vuoi restare in piedi fino al giovedì pomeriggio e uscire dalla BCBF soddisfatto dell’esperienza, devo ricordarti che, prima di tutto, vengono i bisogni primari dell’essere umano e, se non vuoi farti travolgere dalla folla o perdere l’opportunità di vedere dal vivo tutto quello che ti interessa, ecco qualche dritta per uscirne vivi.
LE BASI:
Abbigliamento
La parte più importante di tutto il tuo vestiario è UNA. O due, se preferisci: le SCARPE. Indossa scarpe comode. Comode, comode, comode. A meno che tu non sia un espositore o non abbia a disposizione un ripostiglio/camerino nello stand di qualcuno che conosci, sappi che in fiera farai mediamente ben più di ventimila passi al giorno, con punte che potrebbero far agevolmente raddoppiare questo conteggio. Li farai con gioia, per partecipare agli eventi che ti interessano e vedere i libri più belli del mondo, ma se non vuoi arrivare al mercoledì con mal di schiena, mal di piedi, dolore alle anche e con quel ginocchio che non ti faceva male dalle scuole medie, ma che stranamente adesso invece fa dei cigolii preoccupanti ogni volta che ti alzi in piedi, devi indossare scarpe comode. Che non significa necessariamente mettere le scarpe ortopediche di nonna, ma valutare quanto potrebbe essere felice a fine giornata la tua schiena di aver fatto trentacinquemila passi con i tacchi. E se per colpa degli acciacchi che ti sono venuti il primo giorno tu fossi costretta e restare in albergo invece che andare alla festa alla quale ti ha invitato quel bellissimo editore arabo, come la prenderesti?
Insomma, valuta bene, ma ricorda, una lombalgia è per sempre, quando il “sempre” sono quattro giorni.

Abbigliamento, parte seconda
La BCBF si svolge tradizionalmente a cavallo fra marzo e aprile e, come sanno anche i proverbi, tentare di divinare il clima che si svolgerà in quei giorni è impossibile, nonostante “le tue due lauree” (cit.).
Perciò si può solo percorrere quella che la saggezza popolare ci indica come l’unica via: vestirsi a strati. Se vai in fiera dalla mattina presto ti servirà una giacchetta, meglio se leggermente impermeabile in caso fossero giorni umidi o piovosi, di quelle che occupano poco spazio se devi riporle in uno zaino o in una borsa.
(Se invece in quei giorni fa proprio freddo, beh, arrenditi al cappotto, ma ricorda che dovrai tenerlo in mano per ore, quindi se non vuoi devastare la tua postura da subito, sappi che all’entrata c’è il provvidenziale guardaroba, ma metti in conto che dovrai fare una bella fila, la sera, prima di uscire, per recuperare quello che ci hai lasciato).
La sciarpa deve essere calda, di filato leggerissimo, comprimibile, ma abbastanza grande da fare anche da scialle per permetterti di passare dall’ambiente interno a quello esterno della fiera senza ammalarti al terzo cambio di temperatura del lunedì. E sappi che entrerai e uscirai dai padiglioni almeno trenta volte al giorno, per stare bassi con i numeri. Non sottovalutare l’importanza strategica della sciarpa.
I restanti capi di vestiario sono a tua discrezione, siamo bimbi grandi, possiamo vestirci da soli, ma sappi che più sono sottili e numerosi e più facilmente ti permettono di essere tolti, archiviati e reindossati alla bisogna e migliore sarà la tua esperienza. Perché non è bello patire il freddo, ma arrivare sudati e pezzati agli appuntamenti del dopopranzo, beh, è anche peggio.
Abbigliamento, parte terza
Oddio, ma che può esserci da dire ancora su questo argomento?! Beh, c’è ancora un accessorio indispensabile di cui non abbiamo parlato: lo zaino, la borsa, il trolley, l’elfo schiavo che ti porti dietro. Insomma, quell’accessorio che userai per immagazzinare vestiti, cibo, libri, cataloghi, biglietti da visita, amici, auto, fogli di giornale che raccatterai in fiera con tua somma gioia e che ti faranno stancare dopo appena venti metri dall’entrata.
A seconda della tua professione, avrai già una borsa/zaino/cartella dove sarà riposto il tuo lavoro/portfolio/qualsiasicosatuvogliamostrare. Ma, in aggiunta a quella, avrai bisogno anche di qualcosa per stivare i tuoi vestiti e trasportare l’acqua e/o il cibo e tutto ciò che comprerai/tiverràdato.

Questa è una scelta difficile, che io ho sbagliato spesso negli anni e che risente di alcune variabili molto difficili da ottimizzare. Te ne elenco qualcuna:
- La vanità. A nessuno di noi piace sembrare uno sherpa quando stiamo girovagando fra gli stand, che spesso sono anche spazi ristretti nei quali è logisticamente difficile muoversi senza urtare i libri o le altre persone, se siamo carichi di borse. E ancora meno ci piace arrivare agli appuntamenti di lavoro sudaticci e sgualciti perché ci stiamo portando dietro qualsiasi cosa ci potesse sembrare necessaria stamattina alle cinque, quando ci siamo svegliati in albergo ancora un po’ ubriachi per la famosa festa dell’editore arabo della sera prima. Ebbene, sappiamo che l’apparenza è importante, ma non così tanto, non qui. Quindi bando alla vanità. Questa è una FIERA PROFESSIONALE INTERNAZIONALE, siamo tutti messi così. Tutti sulla stessa barca che non ci permette di sfoggiare l’eleganza che vorremmo. O almeno lo sono tutti coloro che non hanno uno stand nel quale occultare le cose. Non permette che la vanità ti faccia stare scomoda per quattro giorni, essere a tuo agio è più importante, anche lavorativamente parlando.
- Il peso. Infilare uno zainetto di quelli piccolissimi e leggerissimi nella tua borsa professionale, da tirare fuori solo se necessario, ti farà sentire intelligente come l’Ispettore Gadget e passerai ben quindici minuti a complimentarti con te stessa della tua ingegnosità. Sei migliore degli altri. Sei così capace! Basta adesso, però, sono passati quindici minuti e la magia è già finita, perché hai già dovuto tirare il sottile zainetto fuori dalla borsa per metterci quel libro che proprio non potevi farti sfuggire e quel catalogo che ti serve per quando rientri al lavoro e quella bottiglia d’acqua perché si muore di caldo, e quindi stai già bestemmiando perché questo comodissimo leggerissimo bellissimo zainetto non ha i braccioli imbottiti, quindi sai che entro tre ore la tua schiena inizierà a imprecare contro di te. Per fortuna che almeno hai messo le scarpe comode!
- L’eccessiva comodità. Sei una disincantata frequentatrice di fiere: tu lo sai già che dovrai, e soprattutto VORRAI caricarti di mille cose che prenderai in fiera. Ti sono utili, ti sei già dispiaciuta a tempo debito di non aver comprato quel bellissimo libro coreano che non ritroverai mai più o di non aver preso il catalogo di quell’editore, sì, quello lì di cui non ricordi il nome perché non avevi spazio per prendere anche il suo catalogo e il cui stand ti sei scordata di fotografare. Quindi adesso, colma di rimpianto, sai che hai bisogno di molto più spazio di carico di quello che avevi preventivato. Tu sei esperta. Tu sai. Tu vai col trolley. Ecco, no. La verità è che quell’aggeggio su ruote, che ti salva la schiena, ti costringe anche a un passo lentissimo fra le corsie. Quando c’è assembramento stai sempre a scusarti di aver tagliato la strada a qualcuno, non puoi superare, devi camminare piano, resti imbottigliata anche in punti dove ci sono solo tre persone, è passata solo un’ora e vuoi già abbandonarlo al primo bidone della spazzatura che trovi, ma è una valigia, non lo farai, e sarai costretta a girare per la fiera alla velocità massima di una lumaca svogliata. Per quanto tu sia armata di pazienza, questo è troppo. Sono le sei di pomeriggio e ti mancano ancora due padiglioni, per andare agli appuntamenti e arrivare comunque in ritardo devi partire ieri. Non è fattibile. Lo lascerai al guardaroba e ti ritroverai con lo stesso problema di carico di prima, da zero, lo sai, vero?

Insomma, il trolley risponde a esigenze specifiche, va valutato molto bene ed è la scelta migliore senza alcun dubbio solo il giovedì, che è l’ultimo giorno, anzi, l’ultima mattina, quindi abbiamo già la schiena a pezzi, si fa incetta di tutto ciò che vogliamo conservare, alla fiera non ci sono più assembramenti di persone e dopo si va dritti a casa, a riposare.
Esistono molte altre variabili da considerare e non esiste una scelta univoca, ma ponderarla bene rispetto alle proprie esigenze è fondamentale. E sbagliare questa scelta di lunedì, quando ancora sei entusiasta e piena di energie non sarà brutto come averla sbagliata di mercoledì, quando avrai voglia di camminare sui gomiti e sederti ogni volta che un posto è libero, non perché tu ne abbia veramente bisogno, ma solo perché, ecco, non si sa mai, e se poi lo occupano?
Questa prima parte della guida, tutta dedicata all’abbigliamento da BCBF è giunta alla fine, ma si tratta solo di un abbozzo, di un work in progress collettivo, quindi se hai suggerimenti lascia pure un commento, ne faremo tutte tesoro!
Con questi consigli, la BCBF sarà meno un incubo logistico e più un’occasione da sfruttare. E se proprio tutto va storto, almeno avrai visto abbastanza libri belli da poterti dire soddisfatta per tutto il resto dell’anno!
Noi ci risentiamo a breve con
A presto!