L’amante imperfetto, Emidio Clementi
Playground Fandango, 2017, ISBN: 978-88-99452-12-4

Cosa forma la nostra identità? Cosa ci rende gli uomini o le donne che siamo?

Per il protagonista de L’amante imperfetto, la risposta si trova in delle foto pornografiche amatoriali ritrovate in un cassetto che, a quindici anni, gettano le basi di quella che sarà a tutti gli effetti la più duratura eredità paterna. Le foto, che ritraggono il padre da giovane mentre partecipa a un’orgia, diverranno la prova di virilità a cui ambire per un ragazzo così bello da essere considerato da tutti una “femminuccia”.

 

«È questo a infiammarti: la pratica del vizio messa in scena con la naturalezza di un affare domestico, la stessa indifferenza che rende il delitto ancor più efferato. E sarà così per sempre.»

 

Sarà proprio il riproporre quella sessualità esibita, messa in scena con indifferenza, a permettere al protagonista di sovrapporre la sua immagine a quella del padre, assumendone i tratti e le pose, come pura rappresentazione. Negli anni seguenti saranno quelle le uniche recite che permetteranno al suo desiderio e alla sua sessualità vorace di esprimersi, l’unico territorio nel quale provare a se stesso la propria virilità, l’unico ruolo capace di scacciare dalla mente la sensazione di inadeguatezza che la bellezza gli aveva calato addosso.

Dai club privé alle prostitute, dai locali per scambisti ai numerosi tradimenti, sono sempre gli altri uomini la cifra con la quale il protagonista si misura. Sono loro – gli altri, i traditi – quelli deboli; lui è il frutto proibito, l’uomo che rappresenta la tentazione contrapposta alla banalità dell’abitudine. Il nostro protagonista arriverà addirittura a imitare l’espressione «compassata, quasi distratta» del padre per allontanare da sé ogni ombra di fragilità.

E sono queste le numerose esperienze che molti anni dopo arriverà a catalogare e a rivedere con occhi diversi, quando il suo mondo di uomo felicemente sposato verrà scosso dalla rivelazione di un tradimento da parte della moglie Lucia: un bacio dato a uno sconosciuto.

A un insignificante, anonimo, sconosciuto; a un omuncolo, a un bagaglio; al Bagaglio, perché è così che il protagonista lo chiamerà.

 

«Ora però la scena è capovolta, a essere tradito sei stato tu, e la disinvoltura con cui hai sempre maneggiato i tuoi amori clandestini ha finito per rendere ancora più pesante la pena: quella di riviverli con gli occhi dell’altro, di lui che non c’era.»

 

Tutte le certezze sulle quali si basava il suo rapporto verranno messe in discussione, la sua stessa identità vacillerà insieme a quella della coppia, conducendolo in un viaggio che non avrebbe voluto intraprendere. Lo smarrimento travolgerà tutti e tutto: il suo rapporto, il suo lavoro, le sue figlie; rovescerà il suo punto di vista facendolo passare da traditore a tradito, da tentazione ad abitudine, risvegliando in lui paure, debolezze e fragilità che sembravano superate. Lo renderà L’amante imperfetto.

Questo romanzo, scritto in seconda persona singolare, ha un tono a tratti fastidioso, inclemente, nel suo esserci vicino e lontano allo stesso tempo. Impedisce un’empatia diretta che ci porterebbe a scusare, capire, giustificare, assolvere il protagonista, ma, al contempo, rende impossibile allontanarsi da lui abbastanza da poterlo giudicare, da rendercelo estraneo.

Il dialogo che instaura con se stesso non è privato, ci coinvolge; ci costringe letteralmente a guardare il suo tracollo e non ci permette di non essere a nostra volta guardati dal protagonista che, pur non rivolgendoci mai delle domande, le crea in maniera implicita e ricorsiva nel lettore. Siamo chiamati a interrogarci su cosa abbia plasmato la nostra sessualità, su quali siano state le tappe della nostra educazione erotica e, di conseguenza su quali siano le debolezze, le paure che non sappiamo nemmeno di avere, le fragilità nascoste che potrebbero farci colare a picco.

Ed è Lucia, non più il protagonista, ad avere la risposta a queste domande. La donna che è riuscita nell’impresa di risvegliare lo sguardo del marito e lo ha forzato a vacillare, colpendo con estrema e deliberata precisione il suo punto debole.

 

«Ma come le manie e i tic di quegli adolescenti dai nervi infiammati, Lucia è per te solo un sintomo, la spia di qualcosa che ha radici lontane, che non comprendi e perciò ti fa paura; di questo te ne rendi conto anche tu.»

 

Lucia, la donna che lo ha amato, che gli ha fatto scoprire la stabilità, la soddisfazione e la pienezza, allontanandolo dai fantasmi del suo passato, utilizza scientemente proprio questa sua sepolta insicurezza per fare in modo che il suo sguardo torni a posarsi su di lei. Entrambi cambiano il paradigma della loro relazione e, come vasi comunicanti, si svuotano e riempiono voracemente nella loro intimità, suggendo l’essenza nascosta dell’altro.

Il sesso diventa pretesto per affrontare la paura dell’abbandono, la morte del padre e la morte in generale. E l’incertezza, sola e unica cosa in grado di mantenerci vivi.

In questo romanzo non c’è traccia di volgarità, non c’è assoluzione, non c’è catarsi. Non c’è nemmeno volontà di crudeltà, perché il lettore, dissezionato a sua volta mentre legge il libro, non viene scrutato e indagato più di quanto lo scrittore non faccia con se stesso. Ed è nella sincerità della scrittura, nella verosimiglianza dell’analisi e nella purezza della forma che questo romanzo breve trova la sua dimensione.

Quella di Clementi è una scrittura esatta.

La mancanza di artifici permette al senso di colpa, al peccato, alla messinscena di non essere mai pruriginosa, di cogliere l’essenza dei personaggi e delle situazioni con una precisione chirurgica che non diventa mai asettica ricerca dell’introspezione.

 

Ho amato mio malgrado la prima lettura di questo romanzo.
Ho scoperto il piacere di leggerlo, la seconda volta.

E poi sono andata subito a rileggermi il meraviglioso La notte del Pratello per togliermi di dosso ogni ulteriore, scomoda domanda sulla mia educazione erotica.

 

Emidio Clementi, L'amante imperfetto (Playground Fandango)
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Il romanzo L’amante imperfetto, settimo libro della voce (e basso) dei Massimo Volume Emidio Clementi, verrà presentato durante il primo incontro della rassegna Libri Selvaggi – il confine fra identità e finzione narrativa, sabato 14 aprile, alle 19:30 alla confraternita dell’uva, in via cartoleria 20/b.